La tomba di Merabaudo

A cura di Angelica Perego

A Colle Brianza, in un prato vicino alla Chiesa di San Vittore, si trovano i resti di un coperchio di sarcofago romano di tipo Ravennate, scavato in un masso erratico di granito-ghiandone.

Inspiegabilmente questo reperto non figura ancora censito nella Carta Archeologica della Provincia di Lecco.

Nel corso dei secoli, attorno a questa tomba, storia e fantasia popolare si sono intrecciate per dare una spiegazione plausibile a questo importante reperto.

Nell’anno di grazia 1567 e precisamente il giorno 21 ottobre, a visitare la parrocchia Brianza come delegato di S.Carlo Borromeo, venne il padre Leonetto Clavono al quale fu narrata una storia pressochè incredibile.

Poco più di vent’anni prima, quando Milano era governata dal Marchese di Vasto (1538-1546), era giunto a Brianza un mago per parlare col parroco d’allora circa un tesoro nascosto nei pressi. Metà di questo tesoro sarebbe andato al parroco a patto che questi, per garanzia, gli avesse consegnato l’ostia consacrata, nell’apposita scatola.

Cerca con diligenza sotto l’altare della chiesa di San Vittore, – disse – là troverai quattro colonnette marmoree con due vasi pure di marmo bianco e certe monete di piombo; a questo punto sarai vicino al tesoro ! –

Il Mago rimase ospite del parroco per tutta la notte e lo sentì lamentare e borbottare tra sè in una lingua incomprensibile.

Fotografia di Valentino Gigri Fumagalli

Il mattino seguente, così com’era venuto, se ne andò.

Il buon religioso, dopo qualche tempo, volle accertarsi di persona della veridicità del racconto e, aiutato da persone fidate, una notte prese a demolire l’altare. Si era allora nel mese di gennaio, la notte successiva alla festa di Sant’Antonio ma, nonostante la fredda stagione, scoppiò improvvisamente un furioso temporale con acqua, grandine e fulmini tali da indurre i cercatori a fuggire colmi di superstizioso timore.

La notte seguente si ripresero i lavori e, sotto l’altare, si rinvenne una lapide di marmo sostenuta appunto da quattro colonnette tra le quali erano collocati due vasi marmorei sovraposti ma completamente vuoti. I due vasi poggiavano a loro volta sopra una seconda lapide che ricopriva un duro strato di calcestruzzo entro il quale furono rinvenute 79 monete “valde poderose rotunde latitudinis palmi et crassidutinis quatuor” ossia : assai pesanti, rotonde, grandi quanto un palmo e spesse quattro dita.

Furono portate a Milano dallo stesso curato che le sottopose al Marchese di Vasto ma non è detto se effettivamente fossero di piombo. Sta di fatto che il marchese inviò sul posto alcuni incaricati a sorvegliare il proseguimento degli scavi che si protrassero per altri otto giorni.

Ma non si trovò :

Nisi sepulchrum pulchrum in quo erat cadaver sepultum honorifice vestitum cum verbis in lapide sculptis, videlicet.

Vale a dire che non si rinvenne altro che un sepolcro con dentro i resti di un defunto splendidamente vestito il tutto ricoperto da una pietra recante scolpite le seguenti parole :

HIC REQVIESCIT MERABAVDVS DVX QVI VIXIT IN SECVULO DE ANNO MILLESIMO TRIGESIMO SECVNDO

Qui riposa il generale Merabaudo che visse intorno all’anno 1032.

Quali fatti condussero un uomo tanto famoso a finire i suoi giorni su Colle di Brianza ? Bisogna convenire se costui morì per malattia o in seguito a ferite riportate in combattimento non esiste ragione valida che spieghi una sepoltura tanto lontana dalle principali vie di comunicazione. O forse fu condotto intenzionalmente a Brianza per essere giustiziato ?

Se poi consideriamo, come sostiene il Beretta, che sul colle non vi fu mai centro abitato, perchè dare l’estremo saluto a tanta personalità in un luogo dimenticato ?

Gli interrogativi potrebbero continuare all’infinito e qualsiasi supposizione potrebbe essere giusta. Ma le congetture non fanno la storia.

Tuttavia riteniamo che i fatti citati siano sufficienti a convincere il lettore che la nostra capitale BRIANZA, non fu un fantasma. Analogamente ad ogni cosa terrena, nacque, visse e morì.

Ora tutto è silenzio sul pianoro e la brezza del tempo scorre lentamente sulle glorie trascorse e dimenticate.

Ma si ricordi l’occasionale visitatore che la polvere che qui calpesta non è solo terra : è quanto rimane di passati splendori svaniti per sempre !

Tratto da :”Le origini della Brianza” di Virginio Riva

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